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Clubhouse, il nuovo social conquista (anche) gli organizzatori di eventi

Clubhouse, il nuovo social conquista (anche) gli organizzatori di eventi

Se frequentate il mondo dei social vi sarete accorti che da qualche settimana c’è una moda che impazza, anche tra i professionisti degli eventi. Stiamo parlando di Clubhouse, la nuova app che ormai è una social-mania anche in Italia. Le regole sono poche, ma ferree: niente contenuti scritti, si usa solo la voce, potete accedere solo su invito e solo se siete tra i possessori di un iPhone. Sì, perché la app per ora è scaricabile solo per iOS, il sistema operativo di iPhone e iPad, ma visto come sta andando questa fase di test, non è detto che in futuro non diventi più inclusiva.

Ma cosa c’entra Clubhouse con gli organizzatori di eventi? Quello che abbiano notato intanto è che, soprattutto a livello internazionale, sono molti i meeting professional che su questa app discutono dei temi “caldi” del settore, in un momento molto delicato, dove oltre alle difficoltà, si sta affrontando un cambiamento epocale probabilmente mai visto.

Per esempio molti eventprofs, forse lo avete già notato, lanciano l'argomento della loro room in un post dal loro profilo Linkedin. Ma se non avete ricevuto un invito o non avete un iPhone, inutile provarci, la room per voi resta chiusa e non potrete partecipare, anche se potete comunque seguire le discussioni sull'argomento sul social network professionale. Infine, si tratta sempre di fare networking, dando valore anche ai contenuti. 

Capiamo dunque come funziona Clubhouse e perché i meeting planner potrebbero trovarlo utile.

Cosa è Clubhouse e come funziona

Per capire meglio come usare Clubhouse e perché, abbiamo chiesto aiuto a Cristina Simone, Social Media Marketing e Digital PR Consultant. “Clubhouse è un social che si basa solo sulla voce. A differenza dei podcast, ai quali molti potrebbero associarlo, qui c’è interazione tra i partecipanti. Si crea il profilo, si inserisce la biografia e si può anche aggiungere un collegamento a Twitter e Instagram. Le persone si ritrovano nelle rooms, ovvero in stanze tematiche di conversazione, che possono arrivare fino a un massimo di 5 mila partecipanti” ci spiega Cristina.

E cosa si fa in queste rooms? “Si parla, si ascolta e si conversa, appunto solo tramite la voce” aggiunge. E in effetti, quella che qualcuno ha già definito una radio social, è diventata di tendenza a fine gennaio quando proprio una di queste room è letteralmente esplosa all’ingresso di Elon Musk, il fondatore di Tesla. Da allora Clubhouse fa parlare di sé e se prima era qualcosa che interessava soprattutto chi si occupa di digital e di innovazione, ora questa “piazza” sembra il luogo giusto dove esserci per qualsiasi professionista in cerca di rete, informazioni e approfondimenti.

Effetto lockdown ed esclusività: ecco perché piace Clubhouse 

Se pensiamo all’effetto “lockdown”, che come sappiamo ha moltiplicato il nostro bisogno di connetterci proprio mentre siamo costretti a ridurre la nostra vita sociale al minimo, il successo si capisce ancora meglio. “Sicuramente il periodo storico che stiamo vivendo influisce molto sul successo di Clubhouse. Passiamo tutti molto tempo a casa e ci sono Paesi che sono ancora in lockdown. Abbiamo una carenza di socialità e Clubhouse, in qualche modo, ce la fa ritrovare. In più c'è il vantaggio che non serve prepararsi, come nelle videocall, dal punto di vista estetico, perché nessuno ci vede, e per gli amanti del multitasking, si può tutto sommato partecipare a una room mentre si fa altro, mentre ci si allena o si prepara il pranzo” aggiunge Cristina.

Senza dimenticare che c’è da imparare qualcosa anche dal punto di vista del marketing. “Hanno utilizzato due tecniche vincenti, l’esclusività e la scarsità. Non dimentichiamo che Clubhouse è disponibile, al momento, solo per utenti iOS e solo su invito. Questo sta facendo accrescere ancora di più l’interesse verso la piattaforma. Prima di questa, l'ultima app lanciata solo su iPhone è stata Instagram e sappiamo tutti come è andata a finire…” ci ricorda Cristina.

A cosa serve Clubhouse se siete organizzatori di eventi

Sono due gli aspetti di Clubhouse più interessanti per chi lavora nel mondo degli eventi: il networking e i contenuti, come ci spiega ancora Cristina.“Su Clubhouse non conta tanto chi sei, ma quello che sai e che racconti, perché se non hai nulla da dire, le persone lasciano la tua room. Se hai contenuti interessanti e rilevanti le persone ti scoprono, ti seguono qui e sugli altri social".

E per un settore che in qualche modo sta ricostruendo la sua identità, dall’accelerazione digitale ai nuovi format, un altro aspetto interessante potrebbe essere quello della sperimentazione. “Ce ne è tantissima” conferma Cristina. Un segmento molto presente è, ovviamente, quello del digital marketing, perché racchiude molti early adopters, anche se non ci sono ancora brand, perchè ci si iscrive con nome e cognome.

Vedo molti professionisti degli eventi che stanno testando la piattaforma, anche se ancora non ho visto eventi organizzati direttamente su Clubhouse. Ma appunto la sperimentazione è aperta.

"Ultimamente per esempio ho ascoltato una room molto interessante del quotidiano “Domani” che ha sperimentato una riunione di redazione su Clubhouse, aperta a tutti i lettori (e non) per un confronto su attualità, giornalismo e altro. Oppure ho visto room per commentare partite di calcio o programmi televisivi". 

Clubhouse: 2 pro e 2 contro

Finiamo questa carrellata su Clubhouse chiedendo a Cristina Simone 2 pro e 2 contro di Clubhouse per gli organizzatori di eventi. “Nei pro metto la facilità con cui puoi veicolare e scoprire il contenuto e i professionisti. E anche la possibilità di parlare con esperti di altissimo profilo in modo estremamente semplice e informale. Ovviamente come su tutti i social c’è anche molta 'fuffa', ma attraverso la voce è abbastanza facile rendersene conto”.

E tra i contro quei limiti che sono anche la caratteristica di questa piattaforma: “Non c'è altro modo di interagire se non tramite le room, e i collegamenti ai social che si trovano nelle bio, non si possono inviare link o scrivere in privato. E poi c'è il fatto che tutto quello che viene generato su Clubhouse non può essere recuperato, perché da policy sono vietate le registrazioni o riproduzioni, per esempio, attraverso la registrazione schermo, pena il ban dalla piattaforma” conclude Cristina.